REPORT INVITA AD ASSUMERCI LE NOSTRE RESPONSABILITÀ
Dopo la puntata di Report andata in onda lunedì sera su Rai 3, porsi delle domande è più che lecito. Ci sentiamo come se fossimo stati a un tratto traditi dalle stesse istituzioni, alle quali ogni giorno affidiamo la nostra sicurezza, dalla salute all’economia. In effetti, a vedere i servizi inerenti alla Sanità in Lombardia e nel Meridione, il senso di tradimento si fa più insistente, quando si fanno i conti con un benessere economico che non calcola i pilastri su cui si regge la società come salute, istruzione, comunità. E oggi, non si può non tenere in considerazione lo straordinario lavoro di medici, infermieri, paramedici e anestesisti, in prima linea nel salvare vite umane.
La fotografia della “zona grigia”, come viene giornalisticamente definita quel territorio che andava chiuso ancor prima del DPCM del giorno 11 marzo 2020, non lascia spazio all’immaginazione. Ciò a cui abbiamo avuto modo di assistere lunedì sera è stato terrificante, inumano, mortificante. È vero che non abbiamo mai affrontato una situazione d’emergenza pandemica come questa, però la retorica de “ai tempi del Coronavirus” non può reggere davanti a uno stato preoccupante cui versa il nostro Paese.
Aver sottovalutato o evitato di analizzare il pericolo che si stava già correndo tra febbraio e marzo, facendolo al grido di un insensato slogan sotto forma dell’hashtag “Yeswework”, ha contribuito alla diffusione del Covid-19, alla perdita di vite umane e un significativo danno alle stesse imprese, che giocoforza sono state costrette a fermarsi, sempre in termini umani. Gli strumenti di comunicazione per tranquillizzare la popolazione italiana e gli investitori stranieri non sono stati efficaci: il suddetto slogan e l’ormai famoso video dell’associazione di categoria sono stati impostati male, perché vivere come prima o tornare a farlo era impossibile. I contagi aumentati a dismisura nella Val Seriana l’hanno purtroppo dimostrato.
Da un lato c’è la pressione esercitata dagli industriali che si sono opposti alla chiusura totale, salvo poi cercare di raggirare il DPCM cambiando il proprio codice A.TE.CO., al fine di ritrovarsi ad essere filiera indispensabile per evitare la chiusura momentanea, dall’altra gli errori della politica regionale. Nelle parole degli intervistati si evince tutta la gravità di un disastro annunciato, forse evitabile in termini numerici che non sono altro che persone. Emergono le evidenti responsabilità da parte delle istituzioni, ma soprattutto esce a pezzi un modello – quello della Lombardia – che continua a inciampare miseramente.
La puntata di Report andata in onda lunedì scorso è un richiamo alle nostre responsabilità. Le colpe ricadono su tutti, basti pensare al servizio inerente alla Regione Sicilia e all’ASP di Siracusa, ma inevitabilmente l’occhio del ciclone ricade sul motore dell’economia italiana. L’epidemia in Lombardia non è stata gestita bene, sono stati mandati in trincea e allo sbaraglio medici, infermieri, anestesisti e paramedici solo per non intaccare l’attività produttiva nelle varie zone della regione, Val Seriana in particolar modo. Le precedenti riforme hanno stravolto la struttura sanitaria, parificando pubblico e privato. Le case di cura, nel frattempo, versano in condizioni disastrose. Insomma, è arrivato seriamente il momento di assumerci tutti noi le rispettive responsabilità.
Andrea Cardinale