EDOCULTURA: CINEMA ARGENTO: PROFONDO ROSSO (1975)
TRAMA:
Il film segue le vicende di uno spietato serial killer che commetterà una serie di terribili omicidi, tutti accompagnati da una canzoncina in sottofondo, interpretata dalla voce candida di un bambino. Tutto ha inizio quando, durante una conferenza su fenomeni telepatici e paranormali, la sensitiva tedesca Helga Ulmann percepisce che tra gli spettatori in sala c’è un assassino. Dopo aver confessato la sua sensazione a un suo collega, il professor Giordani, la dottoressa torna a casa dove viene trucidata senza pietà dal maniaco con una mannaia da macellaio.
Testimoni dell’omicidio sono Marc Daly, pianista jazz inglese che abita nello stesso edificio di Helga, e il suo amico Carlo, un uomo depresso e alcolizzato. Subito dopo l’accaduto, arrivano sul posto il commissario Calcabrini e la reporter Gianna Brezzi, per cominciare immediatamente le indagini. Nonostante i sospetti ricadano su Daly, l’uomo decide di affiancarsi alla giornalista e indagare per prendere finalmente il serial killer. Questo lo porta ad attirare l’attenzione dello stesso assassino che, una sera, riesce a entrare in casa sua e, con il solito sottofondo, cerca di aggredirlo. A salvargli la vita, però, è una telefonata di Gianna che, cogliendo di sorpresa il maniaco, permette a Marc di chiudersi in un’altra stanza. Le ricerche si fanno sempre più fitte e portano alla scoperta di un probabile trauma psicologico che lega il killer alla musichetta corale: il suo primo omicidio. Seguono una serie di morti brutali che avvicinano sempre di più l’uomo alla verità. Riuscirà Marc a scoprire la vera identità dell’assassino o sarà l’ennesima vittima della sua ferocia spietata?
Curiosità: Il film segna il passaggio tra la fase thriller del regista, iniziata con L’uccello dalle piume di cristallo (1970) e quella horror intrapresa con Suspiria (1977). Inizialmente il ruolo di Marc doveva essere assegnato a Lino Capolicchio, che rifiutò in seguito a un incidente automobilistico che lo bloccò in una lunga convalescenza.
Le mani dell’assassino, coperte dai guanti, sono in realtà le mani di Dario Argento. Nella scena in cui Marc chiama Gianna dal bar, lei si trova nella redazione del giornale e ferma una comparsa per prendere appunti: si tratta di Fabio Pignatelli, bassista della band dei Goblin che ha firmato la colonna sonora del film.
Per i 25 anni dall’uscita del film nei nelle sale italiane, Dario Argento e il gruppo dei Daemonia realizzarono un cortometraggio ispirato alla pellicola (2000). Il film è stato adattato a musical teatrale, con la supervisione artistica di Argento, musicato da Claudio Simonetti e diretto da Marco Calindri (2007).
La famosa colonna sonora del film, composta ed eseguita dal gruppo rock progressive Goblin, formato da Claudio Simonetti, Walter Martino, Maurizio Guarini, Massimo Morante e Fabio Pignatelli e integrata da musiche jazz-rock di Giorgio Gaslini, fu scelta da Argento come ripiego. Il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per comporla. Il gruppo declinò gentilmente l’invito, perché troppo impegnato nella composizione del nuovo album Wish You Were Here, quindi la produzione si rivolse a Gaslini, che aveva già lavorato con Argento nel film Le cinque giornate.
Tuttavia, Argento sentiva che la musica di Gaslini non andava bene per il film e che occorreva qualcosa di più moderno.
Il tema musicale riscosse molto successo anche in termini di vendite, riuscendo addirittura ad arrivare alla prima posizione della classifica dei 45 giri più venduti in Italia di quel periodo.
Edoardo Mastrocola