RECENSIONE: JOKER (USA, 2019)
CAPOLAVORO O NO?
Il regista e sceneggiatore Todd Phillips compie il salto di qualità realizzando uno dei film più discussi degli ultimi anni. Campione di incassi e di riconoscimenti, il viaggio di questa ennesima rivisitazione (per la prima volta senza la sua antitesi Batman) su uno dei villain più iconici del mondo dei fumetti, inizia da noi, alla Mostra del Cinema di Venezia, dove a sorpresa riceve il Leone d’Oro al miglior film (caso unico per quello che è comunque un cine-fumetto), fino ad arrivare ai due Premi Oscar per il miglior attore protagonista Joaquin Phoenix e per la miglior colonna sonora. Ma perché “Joker” è solo un bel film e non un capolavoro come molti sostengono? La volontà di Phillips, di alzare a contenuto più maturo e realistico un genere che incomincia a stancare, è sicuramente da apprezzare e se pensiamo che il regista viene quasi esclusivamente (a parte il buon “Trafficanti”) da commedie demenziali e da buddy-movie (si pensi alla trilogia di “Una notte da leoni”), il film assume anche un valore in più. La sceneggiatura del film prende le distanze dai fumetti (anche se lo spettro di “The Killing Joke” di Alan Moore è sempre presente), seguendo il viaggio verso l’oblio di Arthur Fleck (nome completamente inventato dal regista e sceneggiatore), personaggio con disturbi mentali caratterizzato da una risata strozzata e incontrollabile, che vive con la madre e sogna di fare il comico in una Gotham City che ha l’aspetto della New York del 1981, dove Thomas Wayne, padre di colui che diventerà l’Uomo Pipistrello, è un politico capitalista senza scrupoli e senza riguardo verso gli emarginati. Perché il film, è prima di tutto politico e sociale nel caratterizzare un’America degradata dove il gap tra ricchi e poveri è netto e violento, e in questo si può leggere un’aspra critica alla presidenza Trump. Il film è elevato da un’interpretazione in stato di grazia di Joaquin Phoenix, che gigioneggia tra espressioni folli e movimenti corporei stravaganti. Dispiace che la maggior parte del pubblico lo abbia scoperto solo in questo film, quando è ormai da più di dieci anni che Phoenix regala performance fuori dal comune: basti pensare a Freddie Quell in “The Master” di Paul Thomas Anderson in cui interpreta sempre un personaggio mentalmente instabile, ma decisamente con molta più sottigliezza e senza essere a tratti eccessivo come in “Joker”. Detto questo, rimangono meritati i suoi premi (anche se Adam Sandler…), così come ad elevare il film ci pensa una colonna sonora che è personaggio aggiunto, una fotografia che ci fa immergere nel degrado e nella mente del protagonista e una bella idea di collegarsi in maniera collaterale comunque al fumetto dandoci finalmente un nuovo punto di vista sulla morte dei genitori di Bruce. Ma “Joker” è solo un bel film con tanti punti di forza e anche qualche difetto. A partire dal fatto che la parola “capolavoro” è ormai sdoganata, quando bisognerebbe lasciare all’opera del tempo per instaurarsi nell’immaginario collettivo, il lavoro di Phillips ha il pregio ma allo stesso tempo il problema di rifarsi troppo in sceneggiatura a due, in questo caso capolavori, di Martin Scorsese: stiamo parlando infatti di “Taxi Driver” e “Re per una notte”, due pellicole cardine del cinema della Nuova Hollywood, interpretate entrambe da un superbo Robert De Niro, che troviamo non a caso anche in “Joker” in un ruolo molto simile a quello di Jerry Lewis nel secondo film. “Joker” prende sia nella caratterizzazione del personaggio, sia nell’ambientazione di una città sull’orlo del collasso a mani basse da tutti e due film. Questo va benissimo, perché finalmente un cine-fumetto ha alla base citazioni colte ma allo stesso tempo non farà mai elevare il film a qualcosa di originale, di mai visto prima. Probabilmente chi ha definito “Joker” un capolavoro non ha mai visto i film sopracitati, perché se no bisognerebbe inventare un nuovo termine per quei film. Rimane un personaggio affascinante e tormentato, interpretato quasi sempre da grandi attori, da Jack Nicholson al compianto Heat Ledger dimenticandoci della versione gangster di Jared Leto. Un bel film, un ottimo cine-fumetto che speriamo elevi il genere stesso proponendo visioni più mature di questi personaggi, partendo proprio dal nuovo “The Batman”, che arriverà nelle sale nel 2021 con Robert Pattinson dietro la maschera.
VOTO: 7/10
Daniele Nicolosi